S(Q)ound

andrea cian blastić blasetig
 
Need some good recordings, cool mixes, some samples,
sound reinforcement for your performances?

An audio engineer is what you want?
Here I am!

Are you searching for some clean up of yours sessions,
some precision on
rhythmics?
audio editing is the choice.

Here I am!
If some audio post-production for your
video, animation is necessary?

Call me!
Do you want imaginary soundscapes for your installations,
galleries, shows?

Try guess..?

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marta hari fox

Credo di aver cominciato a suonare per colpa di Tina. Lei suonava il piano, e le chiedevo sempre di farmi sentire “Swans on the lake”. Avevo 6 o 7 anni e non avevo idea di cosa volesse dire “Swans on the lake”, ma sullo spartito c’era un bel disegno con due cigni e un salice, così, in realtà, le chiedevo “la canzone del cigno”. Io l’avrei ascoltata per ore, ma Tina non era certo un Juke Box, quindi decisi che dovevo imparare a suonarla da me.
Ho insistito per due anni prima che i miei genitori mi mandassero a prendere lezioni di pianoforte. Mi piaceva suonare, ogni pezzo nuovo era un mondo diverso, e li suonavo e risuonavo, incurante del fatto che chi stava nell’altra stanza potesse non poterne più di sentire le stesse 12 battute per tutto il dopopranzo. Dopo anno e mezzo qualcuno decise che era ora che io entrassi in conservatorio. Il conservatorio?!?!? Ma siamo matti?! Solo il nome mi faceva venire i brividi, di sicuro era un antro buio e tenebroso pieno di gente con cui non avrei mai voluto avere niente a che fare…(ora posso dire che l’intuizione non era del tutto infondata, ma per ragioni che ho scoperto molto dopo). Nonostante le mie proteste, mi ritrovai un giorno di giugno in una fila di bambini che aspettavano di entrare a fare l’esame di ammissione. Io lo feci per pianoforte, ovviamente, ma anche per arpa. Perché l’arpa? Non me lo ricordo, e non importa, tanto fu la scelta giusta. Entrai nella classe di arpa della Prof.ssa Patrizia Tassini.

Nei nove anni di conservatorio imparai a suonare, solfeggiare, cantare, analizzare, armonizzare, ecc ecc…vinsi anche qualche concorso nazionale, e uno internazionale,  Tutte cose molto utili, ma alla fine, cominciai a capire che c’era bisogno di andare oltre il concerto di Dittersdorf (se non l’avete mai sentito, non fatelo, non c’è musica più vuota di questa…), le Variazioni di Tournier e la terribile sonata di Krumpholtz per arpa e flauto. Cominciai ad esplorare un repertorio nuovo.
Il Duo Ad Libitum nacque per questo, io e Valentina (violino) suonavamo un programma un po’ particolare, c’erano molti brani tratti dalle colonne sonore dei film Disney, qualche autore francese, e un po’ di Piazzolla, ma il primissimo pezzo che suonammo insieme fu “Stairway to Heaven”, giusto per dare un’idea di quanto fosse necessario allontanarsi dalla classica. Suonavamo ai ricevimenti, ai matrimoni, alle serate di poesie. Poi si aggiunse anche Cristina, col violoncello,e diventammo il Trio For Fun.

Nel frattempo ero andata in Austria, convinta che il jazz fosse l’alternativa giusta alla classica. Nella mia incoscienza mi trasferii a Graz e cominciai a frequentare il mitico Jazz Abteilung dell’Accademia di Musica e Arte Drammatica senza sapere una parola di tedesco e senza avere la più pallida idea di che cosa volesse dire davvero “fare jazz”. C’era molto, molto da lavorare, imparai un sacco di cose che mi tornano ancora molto utili, ma capii che non era quella la strada giusta.

I successivi quattro anni li passai in una specie di vortice di treni tra Udine (dove studiavo Inglese e Francese all’Università e insegnavo arpa ai bambini delle scuole di musica e scuole elementari) e Salisburgo. Il Mozarteum, (l’Accademia musicale di Salisburgo) è il Tempio della musica classica. Perché ci andai se gli ultimi anni erano tutti rivolti verso qualcosa che classico non era? Beh, non è facile incassare il colpo di un anno a Graz che al momento sembrava buttato via!! Tornai alla strada maestra, dunque, con tutti gli altri bravi studentelli che si imbruttivano suonando Dittersdorf. Incontrai belle e brutte persone, come sempre succede, da alcuni insegnanti imparai molto, con altri dovetti lottare duramente per la scelta dei pezzi, l’interpretazione, e, in generale, il modo di vedere la musica.

Dopo quattro anni al Mozarteum ho due bellissimi diplomi con scritto “Bachelor” e “Master” in “Harfe”, ma sto ancora cercando qualcos’altro. 
Nell’ultimo anno mi sono reiscritta all’Università (eh sì, l’avevo lasciata perché neanche Wonder Woman ha il dono dell’ubiquità), e mi sono dedicata alla musica contemporanea, ho fatto un po’ di esperimenti con l’overdubbing e ho portato il progetto “Sitting Room” al festival Stazione di Topolò, che, insieme a tutti gli artisti che ci sono passati negli ultimi 7 anni, ha contribuito in maniera fondamentale ad allargare i miei orizzonti musicali, e non solo.


E questa è la mia storia, più o meno… e chi volesse leggere un curriculum serio, vada qui